venerdì 7 settembre 2018

Calcedonio Silla

Vincenzo Tamagni, Sala dell’Asino d’Oro (1525-1532), Rocca dei Rossi, San Secondo






















La recente notizia della nomina di Dino Giarrusso quale Garante della Regolarità dei Concorsi Universitari presso il MIUR, reca uno sgomento attonito, temperato, tuttavia, da una insopprimibile risata sbellicante, poiché nella sua irresistibile spudoratezza la vicenda richiama l’immagine di un proverbio siciliano: «U dottu all’appedi e u sceccu a cavaddu».
Orbene, un somaro a cavallo è una sovrapposizione quadrupedica di tale sbilenca efficacia icastica da muovere al riso senz’altro; essa del resto incisivamente illustra l’egemonia dell’economia politica dell’insipienza che realizzerà in terra il paradiso dei buoni a nulla, instaurando la dittatura del lumpenproletariat digitale ovino. Provvidenzialmente, per mano di una persona amica giunge un anagramma pertinente e sapiente del nominato: Dino Giarrusso = «assurdo in giro» ― che ha il merito di distogliere da altri pensieri irripetibili, destando il riflesso pavloviano giocherellone di trovare ulteriori combinazioni anagrammatiche. Ne è sortito un insolente e lardimentoso «sgarro di suino». Ecco. Se ne può discutere, beninteso, ma codesti coerenti risultati generano il sospetto che gli anagrammi implichino un non so che di significativo. Talvolta. Non sempre. Eppure, intriga interrogarsi su questo nescio quid, che non è conoscenza, in senso proprio, né sapienza, figurarsi, dacché una limacciosa casualità ne inficia un qualunque valore di verità, minandone universalità e necessità, ahimè. E nondimeno, tale non so che è pur qualcosa, perché enuncia un senso possibile del nome anagrammato mediante una descrizione sintetica a priori, del tutto indipendente da una qualsivoglia conoscenza empirica o razionale. Pare lecito pertanto inferirne, secondo rigorosi principi patafisici, che si tratti di una intuizione combinatoria predittiva, ecco, sulla quale forse un giorno, chissà, si potrà perfino fondare una scienza nuova felicemente arbitraria, l’anagrammantica, che in prima approssimazione possiamo definire come l’arte di divinazione per anagrammi.
A guisa d’esempio se ne propone un saggio.
Se Dino Giarrusso al MIUR è uno «sgarro di suino», quando si vorrà dare al CNR il «calcio dell’asino», il suo nuovo presidente dovrà chiamarsi necessariamente: «Calcedonio Silla».

Come volevasi dimostrare, con beneficio d’inventario e senza alcuna facoltà di prova, si capisce.




domenica 19 agosto 2018

La majorité c’est vous

Ph. René Maltête

Ottonari in distici del nostro sgomento


Giacobini da strapazzo
Gran ministri de stocazzo

Tricoteuses alle tastiere
Lazzi e ringhi da ringhiere

Deliranti allo sbaraglio
Con in canna sempre un raglio

Spacciator d’ogni menzogna
Non conoscono vergogna

Manigoldi ed ignoranti
D’odio sordo ognor belanti

Ostentato cretinismo
O stentato oscurantismo

Ostinata e vil canaglia
Sempre pronta alla battaglia

In un sabba medievale
Dimbecilli al baccanale

Ululanti ed insolenti
Con la bava da dementi

Maramaldi da pugnetta
Stivaloni e baionetta

Veri pecoron mannari
Con sinapsi da comari

Gran minchiate a bandoliera
Strombazzate a tiritera

Al cui suon marcia la ggente
Oramai plebe fervente

Poi che non se ne può più
Se lo vuoi continua tu
...

Ph. René Maltête



domenica 27 maggio 2018

Ultimo tango a Savona

Helen Allingham - Thomas Carlyle



















Un uomo di gagliardo acume, da sempre ai vertici di poteri che contano, alla venerabile soglia del suo ottantatreesimo compleanno, è certamente troppo smaliziato per farsi illusioni sul mondo.
E tuttavia, forse per una certa vanità mai sopita ispirata da un amore di sé smisurato, egli può ben concedersi il lusso della più assoluta irresponsabilità circa le conseguenze delle sue proprie azioni, perché il futuro gli è ormai del tutto indifferente. Del resto, molte vicende storiche, lungi da cause economiche o politiche o ideologiche, si sono determinate per banalissime ragioni psicologiche. Spiace dover constatare, nondimeno, che la triste storia del Belpaese debba fornire lennesima plastica conferma di un vecchio adagio di Thomas Carlyle, uomo senz’altro detestabile per quanto brillante, secondo cui «Le rivoluzioni sono pensate da utopisti, realizzate da fanatici e usate da sciacalli».


venerdì 23 marzo 2018

Follie! Follie! Delirio vano è questo! Esercizi


Fanciullo, ebbi delle meravigliose amanti.
Uscivano da giornali comprati di soppiatto, scorsi a lume di candela.
Camillo Sbarbaro


Rocambolario cruscante
Ph. Sergio Larrain

























Nativa latinoamericana molto eccentrica = Locandina
Monarca in preda a sostanze psicotrope = Refuso
Tenace lettore di Guerra e pace= Tolstojco
Esplosivo canto patriottico = Innominato
Supplice masochismo in salamoia = Salame
Agitata domanda retorica rivolta al vigile urbano = Tumulti?
Aut aut da tombeur de femmes caraibico = Rumorosa
Visionaria certezza del martire = Periscopio
Sgradevole rimbombo = Bieco
Già sciocco palmipede = Fuoco
Trasudare d'ispirazione poetica = Rimescolare
Cupo lonfo delle fanfole diversamente alto = Foscolo
Improvvisa tentazione repressiva = Orvieto
Velocista giurassico: Corradino Sauro
Raduno di spernacchiatori = Pritaneo
Regali doppi = Bidoni
Riconoscimenti all’improvviso = Meteora
Trascorsa flatulenza = Giapeto
Sonnolente esortazioni postprandiali = Abbiocchi
Caffetteria dove tutto gira intorno a te = Bartolomeo


Tautogramma

Ciascuno cinguetta curiosa cupidigia
cercando cedevole e confuso conforto
in una calda catarsi




Anagrammi

















La Sigaretta è una Strategia
Emilio Isgrò = Omise il rigo
Gustave Courbet = Curvò baguette
Dora Maar = Arda amor



Exit













Fu Jeanne Moreau un turbillon,
d’amaro amore ed allegria,
sorrisi e lacrime in carillon,
irresistibile e così sia.











sabato 20 gennaio 2018

Più e meno. Al voto! Al voto!

Hieronymus Bosch, La nave dei folli, 1494 ca., Parigi

























Dei deliranti detti e discorsi, petulii puerili, fermezze guaste, proclami tonitruanti, querule tenzoni, putrescenti appelli e pelosissime compassioni, che oggidì rompono in chiasso, si dubita che residui, depositandosi la nube del frastuono, un qualche senso dicibile secondo ragione. E tuttavia, la babelica Fregnacceide inscenata senza pudore dagli statisti in campo, lungi dalla parvenza fantasmagorica, monocorde reitera un unico schema loico miserrimo retto esclusivamente sull'addizione e sulla sottrazione. Nientaltro che più questo e meno quello, dove la somma dei più cresce in dismisura ad ogni giro e a ogni corsa, sfidando le favole più corrive, e parimenti gli accatastati meno giungono a formare unaltissima e avvampante pira tale da suscitare un indignato e vindice canto: «Empi spegnetela, o ch’io tra poco, / Col sangue vostro la spegnerò» (Il Trovatore).
Codesto ragionare per somma e sottrazione tolto in prestito alla retorica imbonitoria da fiera di paese, nondimeno, reca a corredo solo lo smunto e leccato sembiante del contaballe di turno, mentre l’onesto e verace imbonitore, almeno, è sempre pronto a dare prove tangibili dei mirabolanti pregi dei suoi coltelli prodigiosi, affettando zucchini e patate con destrezza esemplare squadernata sotto gli occhi increduli dei siori e delle siore astanti in diffidente visibilio. Il garrulo statista in pectore, di contro, come Mackie Messer, ha il coltello ma vedere non lo fa.
Per addizione e sottrazione, del resto, si produce l’agognata neutralizzazione di ogni articolato argomento ragionante, a beneficio della facondia di un tanto al chilo, terreno fertilissimo per ogni approssimazione condita dell’insipienza più efferata offerta in sacrificio alle plaudenti opposte fazioni analfabete.
Pur rammentando il venerabile adagio che senza esteso sapere e diffusa virtù il suffragio universale è solo riserva di caccia di tristi demagoghi, tale tenore del confronto elettorale in corso, non può che destare raccapriccio, ma non sorpresa, confermando il giudizio che, in ben altra temperie, formulò un disincantato e lapidario Luigi Pintor, ossia, che le elezioni sono trappole per coglioni.