domenica 17 febbraio 2013

Dante, i’ vorrei che tu Starry ed io

Dante, i’ vorrei che tu Starry ed io,
Insiem con l’inclita sodal brigata,
Lungi s’andasse al voler vostro e mio

Sì da lasciar esta nazion malnata,
Che sol servaggio pare disiare.
Mite e crudele, vaga e avvelenata

Presta a corsari e guitti incoronare.
Lassa e infelice per una picciol parte,
L’altra metà, pel suo particulare,

Spregia virtù e sol baratta e sparte,
Tronfia e corrotta, prava e smidollata
Degna davver che con tua somma arte

A Malebolge sia tosto confinata
Quando non merti pria già ‘l pozzo oscuro
Ovver la Ghiaccia orrida e gelata.

L’esilio nondimanco pare duro
Quale destin, per quell’incantamento
Che coglie li cultor dell’idiom puro.

Indi repente sorge il sentimento
D’allontanare il calice irritante,
Per sopportar ancor lo turbamento

De la sciagura d’oggi repugnante.
Chè forse passerà come la neve:
Pria l’uragan poi il gocciolare lieve.

domenica 10 febbraio 2013

Master Sceffo

Dalla cucina poetica di Cecco Angiolieri


S'i' fosse cuoco, arderei 'l pollo;
s'i' fosse pentola il cucinerei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse pio, piagnere' l’ammollo;

s'i' fosse papa, sare' allor satollo,
ché tutti i capponi i' m'ingollerei;
s'i' fosse 'mperator, sa' che farei?
A tutti mozzerei lo capo e ‘l collo.

S'i' fosse fritto, andarei da mi' padre;
s'i' fosse salsa, fuggirei da lui;
similemente faria da mi' madre.

S'i' fosse Sceffo com'i' sono e fui,
torrei le polle giovani e leggiadre:
le lasse e vecchie lasserei altrui.