martedì 24 dicembre 2013

Si dolce è 'l tormento


Un bel dì rovistando cantate barocche, trovo un'Aria* che subito abbaglia come diamante iridescente, e nondimeno per qualità misteriose e rare. Dopo aver deplorato la mia crassa ignoranza che finora mi aveva privato di una simile indispensabile opera di catastematica bellezza, ne comincio ascolti molteplici, delibando il testo, nonché gli autori.
Del sommo Claudio Monteverdi (Cremona, 15 maggio 1567 - Venezia 29 novembre 1643) il genio è a tal punto noto, che nulla v’è da aggiungersi, ma più incerta è la fama dell’autore del testo, tale Carlo Milanuzzi da Santa Natoglia (Esanatoglia 1590/92 - 1647 ca.) compositore, organista e, dio ne scampi, sacerdote.
Chi vuol saperne quel poco di più che se ne sa, può compulsare Carlo Milanuzzi sul Dizionario Enciclopedico degli Italiani.
L'Aria è Si dolce è 'l tormento, pubblicata nel Quarto scherzo delle ariose vaghezze (Venezia 1624), una composizione di quattro strofe, ciascuna di 10 versi senari con schema metrico ababccbddb, dove b è un senario tronco, che ne assicura un ritmo scandito di patetica cadenza. La curiosità s’infiamma allorché scopro, con un provvidenziale colpo deretaneo, che il bellissimo incipit Si dolce è 'l tormento, Carlo Milanuzzi non l’inventa, ma lo riprende genialmente dalla canzone Sdegnasi il tristo cor talor, s’avviene di Baldassarre Castiglione, (Casatico, 6 dicembre 1478 - Toledo, 8 febbraio 1529) che l’autore del Cortegiano aveva ben celato in un endecasillabo:
E bench’io arda, si dolce è ‘l tormento,
che de le pene mie sol piacer sento.
Nella tradizione poetica le citazioni e i prestiti sono merce corrente, ma qui Milanuzzi con una destrezza degna di Arsène Lupin, mediante l’effrazione dell’endecasillabo a minore, ne ricava per refurtiva il diamante del secondo emistichio, compiendo un atto maieutico radicalmente creativo perché porta alla luce il senario nella sua naturale e finora ignota autonomia formale.
Poi Monteverdi con mirabile intuizione distende la melodia dei versi di Milanuzzi in una linea armonica continua, dilatata e rarefatta che mitiga le cesure dei troncamenti del testo, mantenendone appena l’eco, così da ottenere la sintesi sublimata di un delirio d’amore dolente e sommesso, sospeso tra speranza e tormento, come incandescente passione imprigionata nel ghiaccio.
Tra le interpretazioni disponibili, molte son belle, degna di menzione è senz'altro quella di Philippe Jaroussky, ma il vertice insuperabile è attinto da Anne Sofie von Otter che fonde in un unico registro emotivo testo, melodia e armonia, raggiungendo, com’è consuetudine per Anne Sofie, vette semplicemente sublimi, ciò di cui può rendere chiarissime testimonianze il valoroso pianista Dino C. da Brescia, uomo eccellente, ancorché mio sodale di passo.
Senonché lo stupore non cessa ancora, poiché Si dolce è 'l tormento finisce tra le mani sapienti e sensibili di Paolo Fresu e Uri Caine, che nell'obliquo chiarore delle stelle del jazz reinterpretano la delicata gemma, distillandone per rarefazione screziati bagliori ulteriori, così da ribadirne la misteriosa e prodigiosa fecondità intertestuale, ad ogni evidenza, inesauribile.
Ma bando a queste mie involute ciance più vaghe del vento, volgar guiderdone d’un tardivo cimento; ecco le musiche e il testo, che risarciranno i mie tre lettori per la smisurata pazienza che han dimostrato. Leggendomi.


*Un colto e attento lettore, a me noto solo come Simo Ing, mi ha provvidenzialmente informato che confondere una Cantata con un'Aria costituisce una fatale castroneria. Ho posto mano immantinente alle due indispensabili correzioni del testo, nella vana speranza d'essere risparmiato dagli strali di Monteverdi, nonché dal tormento tutt'altro che dolce per la riprovevole imprecisione. Chiedo la clemenza della corte dei tre lettori, e da ultimo, ringrazio Simo Ing, senz'altro.


Anne Sofie von Otter









Paolo Fresu e Uri Caine 







Testo
(versione attendibile ma non verificata sul codice originario)

Si dolce è 'l tormento
Ch'in seno mi sta,
Ch'io vivo contento
Per cruda beltà.
Nel ciel di bellezza
S'accreschi fierezza
Et manchi pietà:
Che sempre qual scoglio
All'onda d'orgoglio
Mia fede sarà.

La speme fallace
Rivolgam' il piè.
Diletto né pace
Non scendano a me.
E l'empia ch'adoro
Mi nieghi ristoro
Di buona mercé:
Tra doglia infinita,
Tra speme tradita
Vivrà la mia fè.

Per foco e per gelo
Riposo non hò.
Nel porto del Cielo
Riposo haverò.
Se colpo mortale
Con rigido strale
Il cor m'impiagò,
Cangiando mia sorte
Col dardo di morte
Il cor sanerò.

Se fiamma d'amore
Già mai non sentì
Quel riggido core
Ch'il cor mi rapì,
Se nega pietate
La cruda beltate
Che l'alma invaghì:
Ben fia che dolente,
Pentita e languente
Sospirimi un dì.

7 commenti:

  1. Ottima anche l'interpretazione di Marco Beasley https://youtu.be/NrNewOLPanA

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  2. https://www.youtube.com/watch?v=8bBZGiTDDJs

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  3. Bellissimo articolo!

    Personalmente (ma è un parere strettamente personale) preferisco la versione di Jaroussky.

    Per quanto riguarda Caine-Fresu mi emoziona quest'altra versione:
    https://www.youtube.com/watch?v=6rGd0m7Dlto

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  4. https://youtu.be/rrhVxkg8zG4

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  5. l'autore del testo era Sacerdote, come mai spera che un Dio scritto in lettera minuscola, lo scampi? Forse e' cattofobo? Eppure come sa, (se sa...) tutta la nostra straordinaria produzione artistica europea, deve la sua esistenza alla Chiesa Cattolica e ai Sacerdoti. Se non accetta questo, per coerenza e onesta' intellettuale, non deve neanche pensare di poter "vagheggiarsi" nella Storia della Musica e dell'Arte in genere.

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  6. normalmente non commento mai i blog che frequento. Rompo questa abitudine semplicemente perché il suo articolo, luigi, è semplicemente troppo per tacere.
    Penso che sia in assoluto la recensione ed analisi più completa ed esaustiva che abbia mai letto, e sto comprendendo tutto l’etere musicale che può toccare un musicista di professione (che quindi può godersi la sua passione con un giusto investimento di tempo.) In aggiunta, caso vuole che io adori Monteverdi e trovi le progressioni di questo pezzo come assolutamente attuali e facilmente riconducibili ai migliori momenti del pop. La ringrazio, con colpevoli troppi anni di ritardo, per la lezione che mi ha donato. Spero di trovarla bene, seguirò con moltissimo interesse il suo blog.

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