mercoledì 31 ottobre 2012

Autino Putto figlio di Ana


Me ne andavo una mattina a spigolare
quando ho visto un berluscone comandare,
era un gran losco che andava a livore
e avea solo schifezze in picciol core.
Era laido zotico e maligno
eppure cigno.

La stoltezza avea prescelto nella vita
ancorché l'asinità gli fosse destinata,
lecca a manca lecca sopra e anco sotto,
n'ebbe tosto guiderdone e mazzo rotto.
Era laido zotico e maligno
eppur serpigno.

Se nel ceffo era un putto pitto d’oro,
in vertà era caimano da ogni poro;
benché talor poi s'appaiasse al verme,
di peste lo dicean trucido germe.
Era laido zotico e maligno
eppur lupigno.

«Sempre libero degg'io» il cicalava
Mentre l’altrui libertade ruinava,
sì che da brutal rancor e intirizzito
venne in campo e resse il popolo impazzito.
Era laido zotico e maligno
eppure, in verità, sol bastardigno.

Concerto in Paris

All’Opéra Comique in Paris
concerto per trombone solo
di Angelaino Half Hano
musiche di
Danielle Sante Anke e Maurice Beldietro

martedì 30 ottobre 2012

Melodramma

Il nuovo governatore della Sicilia, violetto, canta sulle celebri note della Traviata: «Dell'universo intero, misterioso, altero, sarò crocetta e delizia, delizia al cor»

Gas spari

Da un tweet di Vauro: «Santoro e il presunto comico Vauro sono due volgari sciacalli». Maurizio Gasparri, 2009.

Glossa acida
Il presunto, già munto, insomma il premunto politico maurizio gasparri è un benamato rien tin tin.

Choosy?

Offresi impiego precario e malpagato, ma ben compensato da sfumature di grigio, rosso e nero, a parente stretto non choosy di Elsa Forneuro.

sabato 27 ottobre 2012

Bone riletture


Pubblicato in Francia da Editions Beaucon il celebre saggio “Aut suffragia aut mentulae” di N. Minetti, pp. 906090, € 23, trad. di Jolie De Raitan

Bone letture



Pubblicato dall’editore Eustikkios il saggio “Aut suffragia aut mentulae” di N. Minetti , pp. 906090, € 23, trad. di Marastella Devotaoli.

Ah Silvio


Silvio, rimembri ancora
quel tempo della tua vita immorale,
quando beltà splendea
nei rapaci tuoi denti e fuggitivi,
e tu, lieto e operoso, giulivi greggi
di gioventù violavi?


Sonavan le quiete
stanze, d’estasi e urla,
al tuo diuturno coito,
allor che all'opre priapesche intento
miravi, assai contento
quella vaga vicenda che in casa avevi.
Era l’omaggio amoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

E noemi vispa e vezzosa
e nicole callipigia e paraninfa, poi
patrizia di voluttà reina a tempo
e mara che ti rendea la miglior parte:
d’in su i veroni del didietro bello
porgea sue grazie alla tua zanna truce,
ed alla man veloce
che percorrea la misteriosa spera.

Mirava il ciel serena,
ai modi tuoi recisi mariastella,
e quinci il suol, e quinci il fonte:
lingua mortal non fece
più furïosa impresa.

«Che pensieri soavi,
che bagordi, che cori, o Ruby mia!
Piramidi o couscous
giacemmo a perdifiato!»
Quando sovvien tal rorido amorazzo,
il duol lo rende pazzo,
ond’ei riede alla cagion della sventura.

Oh Monilda, oh Monilda,
casta siccome angelo caduto
la turpe tua purezza
divora i figli tuoi!

Tu pria inaridita come gramigna al verno,
da ottuso morbo combattuta e vinta,
intirizzivi, o poverella. E non capivi
la gioia del tenero coir;
non ti molceva il core
il dolce bungabunga or delle belle negre,
or d’altre mille leggïadre prede;
né i congressi furtivi ai dì festivi
per ragionar d’amore.

Perché debbe perir
l’idillio di sua vita? Empia erinni dell’atro
fato, d’ognun è specchio lui
di giovinezza. Ahi come,
come insensata sei:
sì cacci itaglia all’ade, sciagurata,
non punto i vizi suoi.

Una ben triste vita ognor saria
ove furto d’amor et aurei meretrici,
fosser vizi grevi dall’orbe sbanditi.
Qual sorte fingi delle umane genti?
In quale inganno tu,
misera, cadesti: tra nembi il nume
la fredda morte ed una tomba ignuda
già di lontano cenna.

venerdì 26 ottobre 2012

Truci letture


Pubblicato da Sensibilealledoglie il saggio “Dal turbocapitalismo allo schizzoliberismo” di Elsa Forneuro, pp.2, soldi 4

Scontro di titani


Renzi versus Marchionne: Accattonne di Pier Paolo Renzolini.

Commiato doppio



Mai alone d'arco renano, offuscò l'elmo di Scipio.

Se rileggi, capirai.

Il Renzi qualunque

Il matteorenzismo è la malattia infantile del blesoqualunquismo.

Testimone consapevole

Al processo Ruby B. depone faraoniche uova alla coquette.

Il cinque maggio del dodici novembre

Alle ore 21.42 del dodici novembre 2011, Silvio Berlusconi ha rassegnato le dimissioni nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
In occasione dell’imminente celebrazione del primo anniversario del fatale evento, a perenne ricordo o a futura memoria, vedete voi, ecco un carme accorato, in uno stile ampolloso e goliardico, mimetico e falsario, tanto caro al grand’uomo.

Autore sconosciuto



























Ei fu, riccone ignobile,
Dopo il feral martiro
Stette la spoglia immemore
Orba di crin caprino.
Così percossa e attonita
La gnocca al nunzio sta

Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale.
Né sa quando una simile
Orma di piè mortale
Il suo antro fremente
A trapestar verrà.

Lui folgorante e spolio
Vide il mio pel che piacque
Quando con prece assidua
Chiese implorò eppoi giacque,
Di mille coiti ardenti
Mai guiderdon negò.

Vergin giammai ahimè,
Ma di cotanto omaggio
Sorge il rimpianto al subito
Sparir del vago paggio
E scioglie all’urna un cantico
Che fede pur terrà.

Fu vanagloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: noi
Maledizion diuturne inviamo
A tutti quanti voi
Masnada d’invidïosi che
Bava sullui versò.

La porcellona e intrepida
Foia del gran mandrillo
L’ansia di un tor che indocile
Dona farfalle a mille
E tiene seco un premio
Ch’era follia sperar.

Tutto ei provò: la gloria
Del corrutor di minorenni
Di toghe e pennivendoli,
La reggia e poi gli affanni,
Due volte nella polvere,
Tant’altre sull’altar.

Ei si nomò il maggiore
Di centocinquantanni,
Re e cavaliere eponimo
Con scrigni tracimanti
Da occulti o obliqui conti
La cui vertà negò.

Mai perse dì nell’ozio,
E mirabolanti gesta
Narrarono gli aedi:
Ei lotta, imprende e appresta
È padre e pio marito,
Lepido et impostor.

Come grande fedifrago
Mente barando a tutti.
Da sua mente geniale
Fole sgorgano e rutti,
Panzane, balle e frottole
Mai dette invan però.

Fe’ de’ nemici un cumulo
Di sporchi e comunisti
Brutti, tristi e coglioni
Financo un po’ froscioni
Ma lui fu sempre nobile
Siccome un gentiluom

Dall’Alpi alle Piramidi
Ridono a crepapelle,
Albion inarca il ciglio,
Gallia sbertuccia molle:
Scoppiò da Scilla al Tanai
Beffa tonante ohimè.

Oh quante volte, al trepido
Scodinzolar di cortigiani,
Alzati i rai fulminei
Li ten per vili e inani:
Lui creator sublime
Lor merde giudicò.

Ripensò l’Orbo bleso,
Larissa rio e belluino,
Fede e Mora almeno
Portavano il regalino
Ma sol sventura alfine
Recò tal Niccolò.

Il Massimo con l’otre,
Sua croce e sua delizia,
Aperse il fiume d’oro.
Ma quanta fu malizia
Se un cavallaro truce
Infin se lo portò.

La soma di Duemonti
Fu odioso duol maligno:
Greve saccente e infame
Già barattier ferrigno.
Non come Cesarone
Che Roma gli comprò:

Con oblazion benefica
L’assise su pel mondo,
Con toghe tiberine
Fu vincitor facondo,
Ma disonor e Golgolta
Ahimè lo ripagò.

Tu dalle stanghe veneri
Già nano incipriato,
Per laute largizioni
Reso un adone amato:
Sulla deserta coltrice
Anco vorrai stupir?




Istruzioni per l'uso



Parerga è la forma plurale latina di parergon, mutuato dal greco párergon, accessorio.
Secondo il Vocabolario Treccani significa «aggiunta accessoria che si fa, per abbellimento, a un’opera letteraria o figurativa; digressione.»
Parerga, pertanto, sono esornative aggiunte, cosmesi inessenziali; digressioni, particolari pleonastici, appendici superflue, scarti e frammenti, ritocchi e abbellimenti, manipolazioni e interpolazioni, ovvero centoni. Paratesti senza testi e intertesti orfani. False superfetazioni.
Insomma, quisquilie e pinzillacchere.